_comunicato #671
20 Febbraio 2017
QN, Quotidiano Nazionale, Il Giorno ed. del 18.02.2017 “Il rischio di essere un Paese analfabeta” di Achille Colombo Clerici
Secondo il noto linguista italiano Tullio De Mauro, recentemente scomparso, oltre la metà degli italiani (secondo altre stime addirittura il 70/80%) comprende in maniera basilare solo le nozioni che loro giungono dai mezzi di informazione, tra questi quasi esclusivamente dalla televisione.

Sono i cosiddetti “analfabeti funzionali” perché hanno perduto la funzione del comprendere e spesso non se ne rendono conto. Lavorano, votano, comprano, vivono percependo solo sprazzi, avulsi dal contesto, di quanto udito o letto; incapaci di valutare testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità.

Gli analfabeti funzionali possono essere soggetti a intimidazione sociale, a rischi per la salute, a varie forme di stress, a bassi guadagni ed altre insidie associate alla loro inabilità. La correlazione tra crimine ed analfabetismo funzionale è ben nota.

Perché il fenomeno che ci pone, assieme alla Spagna, in vetta alla poco lusinghiera classifica mondiale dei Paesi “analfabeti”?

Certo, la percentuale dei laureati in Italia è poco più della metà di quella dei paesi più sviluppati; certo l’abuso del tweet che abitua ad utilizzare poche centinaia di parole non aiuta a sviluppare concetti appena complessi; certo la scuola non appare in grado di arginare il decadimento della nostra lingua (è di pochi giorni fa l’accorato allarme in tal senso di seicento docenti al governo). Si aggiungono l’esasperato provincialismo italiano di scimmiottare gli americani – portatori di una “cultura giovane” – adottandone parole e gergo; e l’abitudine dei politici a parlare alla pancia e non alla testa degli elettori.

Ma è anche vero che è sempre più difficile capire.

Data la crescente tecnicalità delle questioni manca sempre qualche tassello cognitivo ai fini della piena comprensione dei fenomeni.

La maggior parte non fa nemmeno lo sforzo di approfondire per avere l’esatta cognizione di ciò che legge. Ma anche chi volesse approfondire non riesce nemmeno a farlo perché gli manca sempre qualche aspetto tecnico.

C’è anche un difetto di informazione, perché molto spesso chi riferisce dà per scontata una conoscenza di informazioni-quadro che viceversa non sussiste.

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