_news #125
08 Agosto 2008
Il popolo della notte a Milano: MISTERO Qual è la sua dimensione e quali le caratteristiche delle sue componenti? Colombo Clerici commenta: “Senza un adeguato apparato statistico impossibile un efficace progetto di governo del fenomeno.”
C'è un mistero dietro la recentissima conquista, da parte di Milano, dell'ottavo posto nella classifica delle capitali mondiali della movida: quanti sono i componenti del "popolo della notte" che hanno fatto registrare il primato, chi sono, da dove vengono? Non esistono, né una ricerca, né uno studio, né una statistica attendibili su un fenomeno che sembra aver colto di sorpresa tutti, dai sociologi, ai pubblici amministratori. Emblematico il fatto che un gruppo di ricercatori del Politecnico, incaricato di redigere uno studio sui flussi di persone e di traffico dalle 22 di sera alle 6 di mattina, ammetta candidamente in
premessa di non avere alcun elemento per valutarne l'entità (ricordiamo che, per contro, esistono innumerevoli dati sul pendolarismo diurno).
"E' singolare - afferma il Presidente di Assoedilizia avv. Achille Colombo Clerici - che una città moderna non sia in grado di monitorare uno degli aspetti della sua modernità, appunto. Monitoraggio indispensabile, ad esempio, per governare l'impatto che il fenomeno ha sulla città e sui residenti e predisporre servizi adeguati ( dal trasporto pubblico a disposizione degli utenti alla sorveglianza dei quartieri dove si svolge la vita notturna, fonte di infinite querelles causate da schiamazzi, sporcizia, parcheggi selvaggi e quant'altro), nonché i piani commerciali.
Secondo il CESCAT-Centro Studi Casa Ambiente e Territorio di Assoedilizia (che da tempo studio questo fenomeno) dovrebbero essere parecchie decine di migliaia - cento? centocinquantamila? in media ogni notte della settimana, con picchi il venerdì e il sabato – i fruitori degli oltre 300 locali pubblici che hanno fatto fare a Milano, in un solo anno, un balzo di ben sette posti nella hit parade delle città più movimentate del mondo: 108 discoteche, 87 birrerie-pub, 57 latino americani, 29 discopub-cocktail bar, 22 club privè, 11 night club, per contare solo quelli ufficialmente registrati, molti concentrati nelle zone Navigli, Arco della Pace, Como-Isola, Colonne di San Lorenzo, Monte Nero. Una differenza rispetto al passato: prima la vita notturna si svolgeva all'interno del centro storico, oggi si è diffusa nelle fasce urbane semicentrali e semiperiferiche. Si aggiunga la vita notturna che si irradia dagli oltre 360 alberghi che vedono la presenza di italiani e di stranieri.
Trait-d'union tra la vita milanese diurna e quella notturna, e certamente all'origine dell'affermazione di quest'ultima, l'happy hour: nata nei bar di Milano per un motivo pratico (come utilizzare i resti delle migliaia di panini e tramezzini preparati per i frettolosi pasti di mezzogiorno?) si èraffinata con l'aggiunta di un piatto caldo (pasta o riso) e, sostituendo la cena, consente prevalentemente a giovani singles, a moglie e marito, a fidanzati che lavorano in zone diverse della città, di arrivare, sempre restando in città, alla serata e alla nottata: cinema, discoteca, pub, eccetera.
Oltre il 90 per cento dei protagonisti della Milano notturna usa l'automobile o la moto, ed i motorini perché, nelle ore piccole, mezzi pubblici e treni locali non funzionano: molti sono "pendolari della notte" (quasi il 70 per cento provengono dalla provincia, il 16 per cento dalla regione, il 14 per cento
da altre regioni, ma giungono pure dalla vicina Svizzera italiana) e percorrono principalmente gli assi stradali e autostradali che conducono al capoluogo lombardo da Lecco, Como, Varese, Bergamo-Treviglio, Lodi, Novara-Mortara.
L'esplosione della movida milanese (parola che identifica la più movimentata vita notturna d'Europa, quella di Madrid e della Costa Brava) è dovuta alla voglia di stare con amici, godere della chiacchiera talvolta sopraffatta nei locali dalla musica ad alto volume, dalla voglia di oasi dove poter rilasciare la tensioni di una stressante giornata di lavoro. Si può quindi, ragionevolmente, dedurre che più alta è l'intensità della vita diurna, più alta diventa, la sera, la voglia di divertirsi: e di contravvenire alle più elementari regole di civiltà e di educazione.
Se gli esercenti giubilano, i residenti piangono: non solo per il riposo e, in tanti casi, la sicurezza diventati problematici; ma anche perché i valori degli immobili nelle zone del divertificio subiscono cali fino al 30%.
Milano di notte calamita pure chi cerca qualcosa di più forte di una bicchierata in compagnia. A disposizione trova tra le 1.500 e le 2.500 prostitute da strada provenienti da 60 Paesi (in testa romene, albanesi, cinesi, nigeriane) dai 150 ai 250 viados e un numero analogo di spacciatori di ogni sorta di paradisi artificiali. Tra questi la cocaina, in vertiginosa diffusione (Milano è la città più "bianca" d'Italia), usata anche per reggere i ritmi di una giornata metropolitana che sembra non concludersi mai.


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